Ardinghi Giuseppe stampa la scheda
Lucca, 08/08/1907
| Cognome | Ardinghi |
|---|---|
| Nome | Giuseppe |
| Luogo di nascita | Lucca |
| Data di nascita | 08/08/1907 |
| Luogo di morte | Lucca |
| Data di morte | 05/10/2007 |
| Pittore |
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| Scultore |
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| Incisore |
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| Decoratore |
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Biografia
Nasce a Lucca l'8 agosto 1907 da Corrado, impiegato della Prefettura, e da Assunta Maranghi, di origine fiorentina. Nel 1922, conclusi gli studi ginnasiali, è ammesso al terzo anno del corso inferiore dell'Istituto d'Arte di Lucca, dopo aver sostenuto un esame come privatista. Nel 1924 frequenta l'Accademia di Belle Arti di Bologna, sotto la guida del pittore verista Augusto Majani. Nel 1925 è allievo di Felice Carena all'Accademia di Firenze e segue anche i corsi serali della Scuola Libera di Nudo. Nel 1926 conclude gli studi a Roma, con Umberto Coromaldi, e lì conosce Carlo Socrate e gli artisti di Villa Strohl-Fern. Tornato a vivere a Lucca, frequenta il gruppo di giovani artisti e intellettuali che si ritrovano quotidianamente al Caffè di Simo (già Caselli), fra i quali Arrigo Benedetti, Guglielmo Petroni, Leone Lorenzetti, Gaetano Scapecchi e, dal 1928, Marianna (detta Mari) Di Vecchio, che nel 1933 diventerà sua moglie. Dopo il matrimonio la coppia si trasferisce a Firenze, dove frequenta l'ambiente di Carena e dell'Antico Fattore. Da allora la sua pittura, che coniuga al tenore classicista delle forme un senso di evocazione sospensiva, risente dell'influenza di Ennio Pozzi. Con la nascita del figlio nel 1934, si trasferisce a Le Focette, a Viareggio. Qui inizia a frequentare il "milieu" di Enrico Pea, insieme a Mario Tobino, Luca Ghiselli, Mario Marcucci, pittore da lui molto ammirato. Dal 1937, anno in cui ottiene la medaglia d'oro all'Esposizione Universale di Parigi per il dipinto "La madre" (1933), Lucca, Museo Nazionale di Palazzo Mansi, si dedica all'insegnamento, prima a La Spezia, quindi a Viareggio. Nel 1939, in occasione della Mostra Interprovinciale di Firenze, il Ministero dell'Educazione Nazionale acquista una sua opere, "Ragazza assorta", per la Galleria d'Arte Moderna di Roma. Conclusa la guerra, a cui partecipa come ufficiale nell'Artiglieria Marittima, torna a Lucca, dove riprende a insegnare e a dipingere; tuttavia, i drastici mutamenti dei linguaggi stilistici e le ricerche informali e astratte, lo disorientano ed egli smette di esporre, e comincia a dedicarsi quasi solo al paesaggio poeticamente trasfigurato. Nel 1951-52 e nel 1970, tuttavia, assume due importanti compiti: la realizzazione delle nuove vetrate per il Duomo di Lucca e per la chiesa di Segromigno in Piano, cui seguiranno, nel 1980, le vetrate nella cappella delle Dorotee di Lucca, quelle per la Parrocchiale di Collodi ed infine quella per la cappella Chisci, nel cimitero di Pratovecchio, in Casentino. Nel frattempo si dedica con passione all'arte rinascimentale lucchese e pubblica numerosi interventi sull'arte a Lucca dal Medioevo al Novecento pubblicati, tra gli altri, su "La Provincia di Lucca", "La Rassegna Lucchese", "Erba d'Arno". Espone in mostre regionali e nazionali a Firenze, Milano, Roma; internazionali a Venezia. Nel 1989-90 tiene, ormai ottantenne, la sua prima personale al Caffè Di Simo. Muore a Lucca il 5 ottobre 2007.
Per una ricostruzione della figura dell'artista vedi Elena Pontiggia, Giuseppe Ardinghi, Lucca, M. Pacini Fazzi, 1995 e Silvestra Bietoletti, Giuseppe Ardinghi pittore, in "Luk", a. 2005, n. 6, pp. 52-55.

