Simi Filadelfo stampa la scheda Stampa

Levigliani di Stazzema (Lucca), 11/02/1849

Cognome Simi
Nome Filadelfo
Luogo di nascita Levigliani di Stazzema (Lucca)
Data di nascita 11/02/1849
Luogo di morte Firenze
Data di morte 05/01/1923
Pittore Si
Scultore Si
Incisore No
Decoratore No

Biografia

Nacque a Levigliani di Stazzema l’11 febbraio 1849 dal fabbro Lorenzo e da Angiola Barsottini. Dimostrando precocemente spiccate doti per il disegno, dopo aver frequentato la Scuola di Belle Arti di Seravezza. nel 1869 fu mandato a studiare a Firenze, presso l'Accademia, dove si diplomò nel 1873. Nello stesso anno partecipò alla Esposizione Solenne della Società Promotrice di Belle Arti con il dipinto "La giovinezza dell’Alfieri". Nel capoluogo toscano fu notato dall'Ingegnere Angiolo Vegni, influente uomo politico dell’epoca, che lo accolse sotto la sua ala protettrice e fece in maniera che potesse recarsi a Parigi, per perfezionarsi presso lo studio del celebre pittore Jean Leon Gérôme. Nella capitale francese rimase quattro anni, dal 1874 al 1878, frequentando Bastien Lepage e Dagnan Bouveret, oltre che De Nittis, Pasini e Gordigiani. Nel 1876 compì un viaggio in Spagna in compagnia del pittore americano Alden Weir, realizzando un'interessante serie di lavori che risentono dell’orientalismo all'epoca imperante. Nel 1878, alla “Exposition Artistique” del Salon di Parigi, espose un’opera imponente, "La foresta di Fontainebleau". Nello stesso periodo dipinse il "Ritratto di vecchia signora", oggi alla Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti. Durante il viaggio di ritorno in Italia ebbe modo di visitare la Svizzera e di soggiornare per un breve periodo in Umbria, nel paese di Papigno, in Val Nerina, dove eseguì alcuni capolavori come "La tisica", il "San Gerolamo", "I giocatori di morra", "Il berretto rosso", "I pescatorelli", "La superbiosa", il "Costume umbro" – acquistato dal re d’Italia Umberto I – e molti studi di paesaggio, di scorci di paese e di tipi somatici. Stabilitosi a Firenze, nel 1879 espose ancora "La Foresta", presso la Società Donatello; nel 1881 alla Esposizione Solenne della Società di Incoraggiamento di Belle Arti a Firenze presenta il "Ritratto del Prefetto" e l'anno successivo "La tisica". Nel 1882 tenne la prima personale alla Regia Accademia con 26 opere. Fra queste le più notevoli, "La tisica","I giocatori di morra" e il "San Gerolamo", furono oggetto di pesanti critiche per il realismo dei soggetti e delle tematiche rappresentate. Nel 1883, anno della morte del suo mecenate Angiolo Vegni, fu nominato Cavaliere della Corona d’Italia per meriti artistici e nel 1886 fu insignito del titolo di Accademico d'Onore dell'Accademia di Firenze. Nello stesso periodo prese la residenza in Corso dei Tintori dove aprì una Scuola Internazionale d'Arte a cui si dedicò con grande impegno fino alla fine della sua vita e che fu giudicata dai suoi allievi più stimolante degli atelier parigini. Alternò la residenza a Firenze con i soggiorni a Stazzema dove, in località Scala, edificò uno stabile denominato “Lo studio”. Nel 1888 fu nominato professore dell’Accademia di Firenze, dove lavorò alla Scuola del Nudo, e sposò la seravezzina Adelaide Beani, da cui ebbe due figli, Renzo, umanista e critico d'arte, e Nera, pittrice. Nel 1889 all'Esposizione Universale di Parigi partecipò con il dittico "I genitori", premiato con la medaglia di bronzo e l'anno seguente dette inizio al sodalizio con i fratelli Giorgini (in particolare con Vittorio, anch'egli pittore), della cui Ditta diventerà Kunstlerdirector. Da questa collaborazione nasceranno diverse sculture d’esportazione di buon livello artistico (caminetti, fregi marmorei, fontanelle ornamentali, statue d’arredamento) e la commissione del Monumento a Garibaldi e ad Anita dalla Comunità Italiana di Porto Alegre, monumento che fu istallato in una piazza della città nel 1911. Restando nell'ambito della commissioni internazionali, nel 1908 inviò in Canada, ad Halifax, una grande statua marmorea che gli era stata commissionata dal Rettore dell’Accademia Monte San Vincenzo nella cui cappella si trova ancora oggi; a giugno spedì in Egitto "La Sacra famiglia", una grande tela ogivale per il convento di Santa Caterina ad Alessandria e che è attualmente conservata presso la Chiesa della Comunità Italiana del Cairo. Nel 1919 iniziò a lavorare alle due ultime grandi opere, "La conchiglia" e "La Cenerentola". Nel 1921 la Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti acquistò due quadri importanti: "Interno a Granada" e "Ritratto di vecchia signora". Morì a Firenze Il 5 gennaio del 1923 a Firenze per un attacco cardiaco e fu sepolto nel cimitero delle Porte Sante a San Miniato.

Disegnatore attentissimo, Simi fece parte del gruppo toscano comprendente Ferroni, Cannicci, Faldi, Gioli. Fu pittore molto apprezzato per il ritratto e la pittura di paesaggio, per la quale trasse ispirazione dalla terra Versiliese e in particolare degli ambienti popolari di Stazzema. Prese parte ad esposizioni di grande livello a Parigi, Milano,Venezia, Faenza, Bologna, San Pietroburgo, Bristol, Monaco, Berlino, ma soprattutto a Firenze. Sue opere si trovano nelle Gallerie Nazionali d'Arte Moderna, di Firenze e di Roma. Ha inoltre eseguito alcuni monumenti e lapidi funerarie per i cimiteri di Rosignano Marittimo e Pisa (cfr. Alfonso Panzetta, Nuovo dizionario degli scultori italiani dell'Ottocento e del primo Novecento: da Antonio Canova ad Arturo Martini, Torino, Adarte, 2003). Nel 1958 gli è stata dedicata una retrospettiva a Firenze, in Palazzo Strozzi, con una presentazione in catalogo di Pietro Annigoni, e nel 1985 un'altra importante retrospettiva a Palazzo Mediceo di Seravezza voluta dall'Amministrazione civica e curata da A. Conti e G. Daddi. L'archivio del pittore è conservato presso il Palazzo Mediceo di Seravezza mentre la collezione Filadelfo e Nera Simi è proprietà della Banca di Credito Cooperativo della Versilia, Lunigiana e Garfagnana. Tra i contributi bibliografici si segnala la monografia di Alba Tiberto Beluffi, Filadelfo Simi: un uomo, un artista, Pisa, Pacini Editore, 1996.

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