Cenami Amedeo stampa la scheda
Lucca, 26/02/1884
| Cognome | Cenami |
|---|---|
| Nome | Amedeo |
| Luogo di nascita | Lucca |
| Data di nascita | 26/02/1884 |
| Luogo di morte | Lucca |
| Data di morte | 27/11/1979 |
| Pittore |
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| Scultore |
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| Incisore |
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| Decoratore |
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Biografia
Nasce a Lucca il 26 febbraio del 1884, unico figlio del conte Bartolomeo Cenami e della contessa Maria Della Gherardesca, secondogenita del senatore Ugolino. In seguito alla precoce morte della moglie, avvenuta nel 1892, il padre si unisce in matrimonio con una signorina bolognese, Maria Teresa Porati (dalla quale avrà due figlie, Lavinia e Valeria), con la quale si trasferisce nella dimora di Via S. Giustina, lasciando Palazzo Cenami al giovane Amedeo, che a soli 18 anni si ritrova a gestire da solo l'eredità di famiglia. Nel 1900, seguendo il suo amore per l'arte, si iscrive al Regio Istituto di Belle Arti di Lucca, dove è allievo di Alceste Campriani, da cui deriva una pittura di paesaggio di impianto verista, orientata verso lo studio dal vero e attenta ai valori atmosferici e tonali. Frequenta il pittore Ezio Ricci, a cui resterà legato da affettuosa amicizia per il resto della sua vita. Interessato all'attività speculativa oltre che a quella puramente manuale, fin dal primo decennio del Novecento decide di dedicarsi allo studio della storia dell'arte, interessandosi in particolare a Ilaria del Carretto, ma anche a Pompeo Batoni e Stefano Tofanelli; infatti è a lui che si deve il ritrovamento, nel 1912, di una facciata del sarcofago di Ilaria, smembrato a seguito della caduta dei Guinigi negli anni Trenta del XVI secolo. Nel 1911 è presente in qualità di pittore, insieme a Placido Campetti, all'Esposizione Internazionale di Belle Arti a Roma, in rappresentanza della delegazione lucchese. In tale occasione non solo partecipa all'allestimento del padiglione toscano, ma la Provincia di Lucca gli affida parte delle decorazioni all'interno dello stesso. Allo scoppio del il primo conflitto mondiale è chiamato alle armi e si distingue nella campagna d'Albania. Nel 1921 sposa Elena Mazzarosa, figlia del marchese Antonio, dalla quale ha due figli, Lorenzo e Maria Maddalena. Nel 1936 espone per la prima volta alla mostra degli artisti lucchesi al gruppo rionale "26 ottobre", con tre opere: “Tacchino”, “Interno di Casa Mansi” e “Tramonto sul Serchio”. Nel 1941 dona due vedute di Venezia, una rappresentante la Ca d'Oro, l'altra l’Isola di S. Giorgio, alla sezione moderna del Museo Civico. Nell’ambito della sua produzione pittorica, peraltro abbondantissima, ha dipinto principalmente paesaggi, copiando e rielaborando in particolare le opere dei vedutisti veneziani, alla natura morta, e in misura minore al ritratto. Oltre alle tele, utilizza tavolette in legno di piccolo formato, particolarmente maneggevoli e adatte alla pittura "en plein air". Figura singolarmente eclettica e poliedrica, si dedica con passione alla scultura in marmo, alla fotografia, alla lavorazione al tornio di diversi materiali, tra cui il ferro, il legno e il plexiglass. Appassionato di cinema, è socio del Circolo Pantera e dell'Accademia Lucchese di Lettere, Scienze e Arti, Console del Brasile e Cavaliere d'onore e devozione del Magistrale Ordine di Malta. Nel corso degli anni Cinquanta rallenta progressivamente l’attività artistica ed espositiva, pur partecipando attivamente alla vita artistica e culturale della sua città, tanto che il suo nome compare nel comitato d'onore della storica "Mostra del Costume e Sete Lucchesi", tenutasi a Palazzo Mansi nel 1967. Già nel 1930, insieme ad Eugenio Lazzareschi e a Placido Campetti, aveva partecipato alla realizzazione della Mostra della Seta allestita presso Palazzo Bernardini in occasione della visita del Duce in Lucchesia. In seguito collabora all'organizzazione della mostra retrospettiva dedicata ad maestro Campriani, curandone l'ampio e ricco catalogo. Muore a Lucca il 27 novembre 1979.
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