Norfini Luigi stampa la scheda Stampa

Pescia, 01/06/1825

Cognome Norfini
Nome Luigi
Luogo di nascita Pescia
Data di nascita 01/06/1825
Luogo di morte Lucca
Data di morte 22/04/1909
Pittore Si
Scultore No
Incisore No
Decoratore No

Biografia

Nacque il 1 giugno 1825 a Pescia, allora facente parte del Ducato di Lucca, da Giuseppe, docente di ostetricia, e da Elisabetta Bartoli. Dopo gli studi presso le pie Scuole fiorentine dei padri scolopi (vi risulta iscritto nel 1834), proseguì la sua formazione all’Accademia di Belle Arti di Firenze (1841), sotto la direzione di Giuseppe Bezzuoli, ed ebbe come compagni di studi Carlo Ademollo, Cosimo Conti e Annibale Gatti. Nel 1848 si iscrisse alla scuola di indirizzo purista di Luigi Mussini e di Adolphe Von Stürler. Lo stesso anno si arruolò come volontario, insieme al fratello Alessandro, nella prima guerra d’Indipendenza e partecipò alla battaglia di Curtatone, non mancando di eseguire, nei rari momenti liberi, ritratti e schizzi dei suoi commilitoni. Tornato a Firenze riprese gli studi artistici, orientandosi verso la pittura di storia e il ritratto. Aprì il proprio studio nei locali delle scuderie reali e frequentò al Caffè Michelangiolo i protagonisti dell’avanguardia toscana, stringendo inoltre amicizia con Stefano Ussi, Angiolo Tricca, Antonio Ciseri e lo scrittore Carlo Collodi. Partecipò con regolarità alle esposizioni annuali presso l’Accademia fiorentina, affrontando anche soggetti religiosi. Nel 1849 dipinse il bozzetto raffigurante La ritirata di Curtatone, (attualmente conservato presso il Museo Nazionale di Palazzo Mansi di Lucca), esposto all'Accademia fiorentina l’anno successivo. A Torino, nel 1849, entrò in contatto con Massimo D’Azeglio e Camillo Benso conte di Cavour. L’amicizia con il generale Carlo Felice Di Robilant fu fondamentale per far conoscere la sua opera presso la Corte Reale. Nel 1859 dipinse, su incarico del Governo provvisorio di Toscana, “La battaglia di Novara”. Nello stesso anno il dipinto fu esposto alla mostra nel Palazzo di Brera a Milano, acquistato dal primo ministro Bettino Ricasoli e donato a Vittorio Emanuele II per la Galleria di battaglie in Palazzo Reale a Milano. Il 23 settembre 1859 partecipò a un concorso (bandito dal Governo Toscano su iniziativa dello stesso Ricasoli) con lo scopo di coinvolgere gli artisti alla causa dell’unificazione d’Italia, ottenendo il secondo premio con un quadro di azione militare. Il Sovrano gli commissionò due opere di soggetto militare, presentate all’Esposizione generale italiana di Torino del 1884: la “Battaglia di Palestro” (1863), e la “Battaglia di S. Martino” (1874). Nel 1875 quest’ultimo dipinto, che ottenne l’ammirazione dei pittori francesi Ernest Jean-Louis-Meissonier e Jean-Leon Gérôme, fruttò a Norfini l’invito da parte del sultano a recarsi a Costantinopoli per dipingere quadri di battaglie, in cambio di una cospicua retribuzione. Il pittore rifiutò l’offerta suggerendo il nome dell'amico Ussi, che partì al suo posto. Un particolare dell’opera, intitolato “Veduta della collina di S. Martino”, fu donato al Museo nazionale di Palazzo Mansi a Lucca dove oggi si conserva. Si affermò anche come cronista nei moti risorgimentali (fu inviato alla campagna del 1866) e autore di scene patriottiche dalla forte connotazione apologetica, realizzando inoltre numerosi ritratti di esponenti della nobiltà pesciatina. Nei decenni successivi all’Unità d’Italia, ottenne dalla casa reale importanti riconoscimenti e commissioni. Nel 1863 Vittorio Emanuele II lo nominò cavaliere dei Santi Maurizio e Lazzaro, concedendogli nel 1875 una pensione dello stesso ordine, mentre il successore Umberto I gli commissionò, per la sala del trono al Quirinale, il “Ritratto di Vittorio Emanuele II”. Il barone Ricasoli, suo benefattore, nel 1863 lo incaricò di eseguire due opere per ricordare la “Visita di re Vittorio Emanuele II al Castello di Brolio”, nel 1863 e nel 1866 un quadro privato in memoria di sua moglie. Nel 1866 fu nominato professore onorario all’Accademia di Belle Arti di Firenze dove non esercitò mai la professione ma fece parte delle commissioni giudicatrici. Ebbe contatti con gli artisti e gli studenti lucchesi che in quegli anni lavoravano o svolgevano il perfezionamento nella capitale d’Italia, fra cui Augusto Passaglia, Lionello De Nobili, Michele Marcucci e, infine, Enrico Ridolfi, al quale Norfini fu legato da un costante rapporto epistolare. Nel 1875, morto Sebastiano Onestini, Norfini gli subentrò nell’ufficio di direttore dell’Istituto di Belle Arti di Lucca, che guidò fino al 1897, ricoprendo inoltre la cattedra di Disegno superiore della figura e quella di Pittura. Sotto la sua direzione si formarono, Cipriano Cei, Luigi De Servi, Giorgio Lucchesi, oltre ai figli Giuseppe, Alfredo e Mario. Nel 1876 supplì gratuitamente Giuseppe Marcucci (andato in pensione), nella cattedra di Disegno elementare della figura. Fu promotore di cultura e di eventi celebrativi dell’unità d’Italia e della storia di Lucca. Dal 1872 fu presidente della Commissione delle belle arti e ideatore dell’Esposizione d’arte antica del 1877. Due anni dopo fu chiamato a far parte della commissione per la collocazione della statua in memoria di Vittorio Emanuele II, opera di Augusto Passaglia. Nel 1882 ottenne la nomina a direttore della Pinacoteca Civica di Lucca, inaugurata nel 1875, e nel 1883, su incarico dal ministero della Pubblica Istruzione, fece parte della giuria per l’Esposizione d’arte di Monaco di Baviera. Nel 1890, fautore di un’ornamentazione di gusto neo-cinquecentesco, fu membro della commissione esaminatrice dei bozzetti per la decorazione del cimitero monumentale di Lucca. Gli impegni professionali non gli impedirono di continuare l’attività pittorica ed espositiva soprattutto in ambito locale. Nel 1897 Norfini, a causa di una malattia agli occhi, dovette sospendere la docenza all’Istituto di Belle Arti di Lucca. La cattedra di disegno superiore della figura e di pittura fu temporaneamente affidata a Michele Marcucci che, su incarico del Ministero, assunse anche la direzione provvisoria dell’Istituto fino al 1900. Sposò, in prime nozze, la nobildonna fiorentina Eugenia Orlandi Cardini, da cui ebbe sette figli, tre dei quali seguirono, fin dall’infanzia, le orme del padre, affascinati dalla sua forte personalità. Morì a Lucca il 21 aprile 1909.

Tra i contributi bibliografici segnaliamo il lemma redatto da Alessandra Nannini, Luigi Norfini, in "Dizionario Biografico degli Italiani", volume 2013, risorsa consultabile on-line.

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