Vittorini Umberto stampa la scheda
Barga (Lucca), 22/06/1890
| Cognome | Vittorini |
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| Nome | Umberto |
| Luogo di nascita | Barga (Lucca) |
| Data di nascita | 22/06/1890 |
| Luogo di morte | Milano |
| Data di morte | 11/12/1979 |
| Pittore |
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| Scultore |
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| Incisore |
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| Decoratore |
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Biografia
Nacque il 22 giugno 1890 in località Montebono, nel comune di Barga, da padre pisano e madre barghigiana, e trascorse l'infanzia nel piccolo paese di Sommocolonia. Trasferitosi giovanissimo con la famiglia a Pisa, studiò arte decorativa fino al 1907 presso l'Istituto Tecnico Industriale. All'età di sedici anni divenne allievo del pittore Edoardo Gordigiani ed esordì nel 1910 con alcuni delicati ritratti, in cui la ricchezza della pennellata si lega ad una pungente indagine psicologica ("La sorellina"; "Bambina con la pera"). Nel 1915-18 fu arruolato in guerra e al fronte realizzò alcuni disegni, a documentare l'esperienza bellica. Nel 1928 si trasferisce a Milano, dove nello stesso anno tenne una personale alla Galleria Scopinich, e nel 1930 ottenie la cattedra di pittura all'Accademia di Belle Arti di Brera, dove dal 1942 al 1956 periodo sarà assistente di Carlo Carrà. Nel 1945 viene nominato assistente di Aldo Carpi. Nel corso della sua vita non cessò mai di frequentare Barga, il paese natale, e Pisa, la città d'adozione. Espose in numerose rassegne a livello nazionale ed internazionale, tra cui le Secessioni romane, la Biennale di Venezia (1924, 1930, 1948, 1950) e le Quadriennali romane (dalla I alla VIII edizione). Ottenne, nel corso della sua carriera, numerosi riconoscimenti: fu premiato a St. Vincent (1948), al premio Roma (1951), a Desio (1952), a Breno (1959) e ricevette il premio nazionale Castelletto Ticino (1962), Torre (1963), Busseto (1964). Realizzò anche alcune acqueforti, peraltro poco note perché tirate in pochissimi esemplari. Morì a Milano l'11 dicembre 1979.
Nei primi decenni del secolo Vittorini adottò una lessico di matrice neocézanniana, tradendo anche una analitica meditazione sulla pittura di tradizione divisionista, ben presente anche nella sua attività grafica. Con il trasferimento a Milano inaugura una nuova stagione artistica, influenzato dalla pittura di Tosi e Carrà e dal paesaggismo lombardo otto-novecentesco. Nella piena maturità, le sue opere – in particolare i numerosi autoritratti, i ritratti e le creazioni a carattere religioso – rivelano un'adesione a stilemi espressionisti. Questa scelta stilistica scaturisce dalla necessità di esprimere il tragico e il dolore intrinseco a ogni luogo ed esistenza.

