Viner Giuseppe stampa la scheda
Seravezza (Lucca), 18/04/1875
| Cognome | Viner |
|---|---|
| Nome | Giuseppe |
| Luogo di nascita | Seravezza (Lucca) |
| Data di nascita | 18/04/1875 |
| Luogo di morte | Castelverde (Lucca) |
| Data di morte | 04/10/1925 |
| Pittore |
|
| Scultore |
|
| Incisore |
|
| Decoratore |
|
Biografia
Nato a Seravezza il 18 aprile 1875 da una famiglia d'origine fiorentina, frequentò le scuole tecniche dei Padri Scolopi di Firenze. Cercò ben presto, anche contro la volontà del padre, di seguire il naturale istinto per l'arte, iscrivendosi prima all'Istituto d'Arte di Pietrasanta e poi all'Istituto di Arti Industriali di Firenze, in Piazza S. Croce. Nel capoluogo toscano iniziò a guadagnarsi da vivere aiutando il suo maestro Giacomo Lolli nella decorazione di palazzi e villini. Tornato in Versilia, cominciò a dipingere dal vero. Il suo lavoro fu apprezzato fin dalle prime prove, tanto che Telemaco Signorini gli consigliò di esporre alla Promotrice fiorentina del 1897. In questa occasione la sua opera, "Poesia del tramonto", fu premiata con 500 lire. Nel 1897 si iscrisse alla Scuola del Nudo all'Accademia di Belle Arti di Firenze, dove ebbe per compagni, tra gli altri, Ardengo Soffici, Giuseppe Graziosi, Umberto Brunelleschi, Giovanni Costetti e Lewelyn Lloyd. Nel 1901 sposò la pittrice Luisa Bufalini e con lei si stabilì a Pienza. Il paesaggio della campagna senese influenzò profondamente la sua opera: in quegli anni dipinse il celebre trittico "Terra Madre" e insegnò incisione all'acquaforte all'Accademia di Siena. Partecipò ad importanti esposizioni: nel 1901 alla IV Esposizione Internazionale della Città di Venezia, nel 1902 alla I Quadriennale di Torino, nel 1904 alla Mostra di Palazzo Corsini a Firenze. Pur prediligendo l'acquaforte, si dedicò anche alla xilografia. A partire dal 1906 riprese a tornare in Versilia durante i mesi estivi, abitando nella villa di Castelverde, prossima alle cave di marmo di Ceragiola e di Solaio. Qui iniziò a dipingere le cave, gli operai, il paesaggio versiliese: protagonisti della sua opera sono il paesaggio apuano, in tutta la sua asprezza, e la dura condizione dei cavatori del marmo. Frequentò Lorenzo Viani, Plinio Nomellini, Moses Levy, Enrico Pea, anche se per il suo carattere malinconico predilesse sempre la solitudine. Nel 1905 partecipò alla VI Esposizione Internazionale d'Arte della città di Venezia con una della sue opere più note, "L'oro delle Apuane". Dopo la morte della moglie, nel 1908 si trasferì definitivamente nella villa di Castelverde, ed ottenne l'incarico di Ispettore ai Monumenti per la Versilia. Nel 1912 sposò la giornalista Elena Valori. In questo periodo si appassionò alla fotografia, mezzo con cui si dilettava a ritrarre le amate Apuane e i monumenti e le architetture versiliesi. Nel 1922 il comune di Seravezza gli allestì una mostra personale nel Palazzo Mediceo. Nello stesso anno espose con grande successo alla Primaverile Fiorentina il quadro "La sementa", che fu acquistato dalla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Firenze, e a Venezia il dipinto "Blocchi di marmo al sole". Con la morte del figlio Carlo, avvenuta nel 1923, Viner si chiuse nel suo dolore ed il suo carattere, già debole, ne risentì gravemente. Nel 1924 espose ancora una volta a Venezia un suo grande quadro, "La Mina", acquistato dalla Galleria d'Arte Moderna di Firenze. Sempre più tormentato, il 4 ottobre 1925 si suicidò con un colpo di pistola.
Per una ricostruzione della sua figura cfr. il catalogo a cura di Gianfranco Bruno, Giuseppe Viner, Ospedaletto (Pisa), Pacini, 1992.

