Di Ciolo Spartaco Galileo Luigi stampa la scheda Stampa

Vallauris (Francia), 26/01/1900

Cognome Di Ciolo
Nome Spartaco Galileo Luigi
Luogo di nascita Vallauris (Francia)
Data di nascita 26/01/1900
Luogo di morte Milano
Data di morte 22/12/1968
Pittore No
Scultore Si
Incisore Si
Decoratore No

Biografia

Nasce nella località francese di Vallauris il 26 gennaio del 1900 (Fonte dati: Ufficio Ricerche Anagrafiche del Comune di Milano), figlio di Maria Lugetti e dello scultore anarchico pisano Giuseppe Di Ciolo, formatosi all’Accademia di Belle Arti di Firenze sotto Augusto Rivalta ed autore, nel 1884, del Monumento in marmo ai Caduti di Curtatone e Montanara per il Famedio del Cimitero suburbano di Pisa (1899) e dei Busti marmorei di Giuseppe Mazzini e Aurelio Saffi, in Piazza D’Azeglio a Viareggio (1892-1893). Seguendo le orme paterne, decide di dedicarsi alla scultura e all'incisione, in particolare alla xilografia, tecnica in cui consegue risultati di notevole efficacia. Frequenta inizialmente la Scuola tecnica Governativa della città di Lecco, per poi iscriversi nel 1919 al Corso Speciale di Scultura presso l'Istituto di Belle Arti di Lucca, dove frequenta i corsi tenuti da Arnaldo Fazzi e Alceste Campriani, e nel 1922 ottiene la licenza. Nel periodo tra le due guerre è attivo a Viareggio, dove frequenta uno scelto ambiente di intellettuali, tra cui il poeta e letterato Elpidio Jenco. Tra le opere da lui realizzate ricordiamo il progetto per il sepolcro della giovane allieva Elena Giorgetti, tradotto in marmo da Ferruccio e Lelio De Ranieri; la Testa del chirurgo Giuseppe Tabarracci (risalente alla prima metà anni Trenta) e il Medaglione dedicato alla memoria di Angelo Andreotti (realizzato nel 1927) per il locale cimitero, entrambi fusi in bronzo. Nel corso degli anni Trenta partecipa a importanti esposizioni collettive e, in qualità di grafico e incisore, collabora a periodici, riviste d'arte (come "L'Artiglio") e collezioni poetiche, fra cui quelle di Enzo Battistini (“Rime doloranti”, 1931), del futurista Krimer (“Il sole innamorato”, 1931) e dello stesso Jenco. Nel 1932 espone alla Biennale di Venezia; nel 1934 ottiene il secondo premio per la scultura, in ex aequo con Antonio Rossi e Vincenzo Gasperetti, in occasione della III edizione del Premio Caselli, con una commissione composta da Italo Griselli, Lorenzo Viani e Mario Carlesi. Su finire degli anni Trenta si trasferisce a Milano con la moglie, Margarete Sprenger, e la figlia Mara, interrompendo progressivamente l'attività artistica (la sua presenza nel capoluogo lombardo è documentata nel 1939 da una lettera del pittore Virginio Bianchi). Tra le ultime realizzazioni ricordiamo il calco funerario del volto del poeta futurista Filippo Tommaso Marinetti, morto il 2 dicembre 1944 a Bellagio, in provincia di Como. Muore a Milano il 22 dicembre 1968.

Attualmente non vi sono studi monografici dedicati all'artista. Alcun notizie sono contenute nel catalogo a cura di Alessandra Belluomini Pucci, Riccardo Mazzoni, Il futurismo a Viareggio e in Versilia: accadimenti e riflessi dal 1918 al 1940, Massarosa, Caleidoscopio, 2009.

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